Intervista – Carlo Selmi – – Oh capitano, mio capitano

  1. Oh capitano, mio capitano ci racconta di un campione della Roma degli anni ottanta, della sua vita intima e della sua drammatica morte; una storia che colpì molto l’opinione pubblica non solo quella appassionata di calcio dell’epoca, si è mai chiesto perché?

L’epilogo della vita di Agostino Di Bartolomei destò un’enorme sorpresa nel mondo sportivo e non, perché l’idea di un calciatore con tanto carisma, capace di tenere unita tutta la squadra, non si coniugava con un atto di debolezza così estremo. Tanto è vero che in un primo momento si fecero le più disparate ipotesi come motivazione del suicidio, meno quella evidente solo alle persone vicine in quel momento: un fortissimo disagio a rinunciare a quel mondo scintillante che aveva reso immortale un ragazzo di periferia.

  • Cosa l’ha spinta a pensare che una storia individuale e sportiva di un calciatore come Agostino Di Bartolomei in un concorso dal titolo “La memoria dell’Avatar” fosse di ausilio a far comprendere cosa del nostro passato potrà entrare nel DNA del nostro futuro?

Il mio racconto si modifica rispetto a ciò che accadde, nel finale, proprio perché intendevo recuperare la figura del Capitano per eccellenza. O forse per segnalare che il mito di Agostino è tutt’ora vivo e pulsante, malgrado siano passati 30 anni, ma soprattutto che quello che vediamo alla fine della nostra storia, tutti, ma proprio tutti, avrebbero voluto vederlo nella realtà.

  • Come vede il rapporto nel futuro tra teatro e intelligenza artificiale? Sono due mondi così distanti?

Il teatro è attività umana per eccellenza, ha fascino per questo. La nostra associazione reca il motto: IL TEATRO E’ FINGERE DI FINGERE. Una forzatura della bugia fino al punto di essere vera. Non c’è spazio per intelligenze artificiali, ma in un futuro prossimo venturo tutto potrebbe essere possibile. I progressi tecnologici fatti dall’umanità in questi ultimi 70 anni hanno largamente cambiato la nostra vita, ma non il Teatro che continua a farsi, a recitarsi e scriversi più o meno nello stesso modo. Forse assisteremo a cambiamenti epocali, ma quello che vedremo non sarà più questo Teatro.

  • Cosa lo ha spinto ad aderire alla proposta contenuta nella Rassegna del “Canotto parlante” 

Le rassegne, specie quelle che mettono insieme compagnie di varie regioni, sono motivo di confronto, di riflessione e di scambio culturale. Rappresentano un insostituibile strumento di crescita e di conoscenza. Si fa poco per favorirle e moltiplicarle. Ed è un peccato.

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